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Febbre del Nilo (West Nile), “Non ci sono vaccini o cure, ma pochissimi i casi gravi” parla De Carlo direttrice IZSM

La direttrice sanitaria dell’Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno De Carlo a Fanpage.it: “Attivato dalla Regione il sistema di sorveglianza straordinario per West Nile in Campania. Ma no all’allarmismo. Solo i casi più gravi sviluppano meningiti o encefaliti”.

“In Campania abbiamo registrato al momento 8 casi umani di contagio da virus West Nile con forme neuroinvasive, di tipo encefaliti o meningiti. A seguito di questi eventi, la Regione ha attivato il sistema straordinario di sorveglianza regionale. Purtroppo, non esistono vaccini o terapie specifiche per la Febbre del Nilo. Negli ospedali vengono adottate terapie sintomatiche per diminuire lo stato infiammatorio e l’edema cerebrale. Ma bisogna precisare che solo un caso su 150, sviluppa sintomi gravi di tipo neurologico e solo il 20 per cento circa ha sintomi lievi che passano da soli in qualche giorno. La grande maggioranza dei casi è asintomatica”.

A parlare a Fanpage.it è Esterina De Carlo, direttrice sanitaria dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, l’ente di Portici è in campo nello studio del virus West Nile che viene trasmesso in particolare dalle zanzare comuni, attraverso la puntura. “La West Nile Fever – spiega De Carlo – è una malattia provocata dal Flavivirus West Nile, è inclusa nel piano nazionale dell’arbovirosi 2020-2027 che comprende anche altri arbovirus in grado di provocare malattie di tipo neuroinfiammatorio nell’uomo e in alcuni casi anche negli animali. L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno è coinvolto anche per l’analisi del sequenziamento del virus in umani, animali e zanzare e per il supporto per l’apposizione delle trappole e la sorveglianza entomologica”.

Direttrice, come si trasmette il virus West Nile?
Il virus trova come serbatoio principale gli uccelli selvatici. Ma le zanzare rivestono il ruolo di agenti trasmettitori della malattia. In particolare, la zanzara comune di genere Culex. La puntura è il mezzo principale di trasmissione all’uomo. Non è una malattia che si trasmette con il contatto tra persone. Ma ci sono anche casi documentati di infezione trasmessa da uomo a uomo attraverso trasfusioni di sangue o di madre in figlio in gravidanza o tramite il trapianto di organi. In quest’ultimo caso, il Centro Trapianti della Campania ha attivato specifici protocolli a tutela della massima sicurezza delle attività. Anche gli animali sono soggetti ad ammalarsi, in particolare gli equini che manifestano gli stessi sintomi dell’uomo. Non è raro avere casi di malattia anche in cani, gatti, conigli o altri animali.

Dopo quanto tempo si sviluppano i sintomi?
Nell’uomo il periodo di incubazione dal momento in cui avviene la puntura va da 2 a 14 giorni. La tempistica media può variare per le persone defedate, più deboli dal punto di vista immunitario.

Quanto può essere grave il contagio?
Un aspetto relativamente positivo è dovuto al fatto che solo poche persone manifestano i segni della malattia. Il 20% circa di chi viene punto ha sintomi lievi a volte non riconoscibili: banale febbre, mal di testa, vomito, nausea. Si possono confondere facilmente con una indigestione o sintomi similinfluenzali. Mentre solo un caso su 150 ha sintomi gravi di tipo neurologico. I pazienti più soggetti a sintomi neuroinfiammatori sono gli anziani o quelli con problemi di salute di diverso tipo, in genere chi è già soggetto a problematiche di salute serie.

Quali sono i sintomi più gravi?
Meno dell’un per cento delle persone infette manifesta sintomi neurologici. Quando accade, si inizia con un forte mal di testa, febbre molto alta, problemi di vista, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Un caso su mille arriva al decesso.

Come ci si può difendere dal contagio?
Questo è uno dei problemi. Noi siamo soggetti all’insetto vettore. Non c’è vera prevenzione per il West Nile, a differenza del Covid dove bastava evitare il contatto. Le zanzare possono pungere in qualsiasi situazione. Il consiglio è di usare i repellenti, soprattutto se si va in zone dove ci possono essere zanzare, come quelle molto umide o acquitrinose. Indossare abiti con maniche lunghe e pantaloni lunghi. In casa svuotare sottovasi, piscine per bimbi, mettere zanzariere alle finestre, cambiare l’acqua nelle ciotole per gli animali. Questo serve a diminuire la deposizione delle larve delle zanzare nell’acqua stagnante. Se si hanno giardini o tombini in casa, la cosa migliore sono i trattamenti larvicidi, che vengono eseguiti anche nelle zone dove stati rinvenuti casi di positività. Si tratta cioè della disinfestazione larvicida che rientra nel piano dell’arbovirosi.

Come si cura la Febbre del Nilo?
Non esistono vaccini o terapie specifiche, ma negli ospedali sono adottate terapie sintomatiche per diminuire lo stato infiammatorio e l’edema cerebrale. Se si tratta casi lievi, mal di testa, febbre bassa vanno via in maniera spontanea. Nei soggetti più deboli in una settimana. Con una sintomatologia più intensa si suggerisce di andare in ospedale per la diagnosi e il ricovero se necessario.

Fonte: Fanpage.it

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La Calabria vince la battaglia contro il coleottero Aethina tumida: un decennio di ricerca e innovazione per salvare le api

La diffusione dell’infestante degli alveari Aethina tumida è stata contenuta nel territorio calabrese.

Reggio Calabria – Dopo dieci anni di lavoro incessante, studi scientifici all’avanguardia e una rete di collaborazioni internazionali, l’Italia celebra un importante successo nella gestione dell’invasione del coleottero Aethina tumida, una specie aliena che minacciava seriamente il patrimonio apistico nazionale. Un ruolo chiave in questa battaglia è stato giocato dalla sezione calabrese dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, con sede a Reggio Calabria, dove è stato recentemente costruito un insettario sperimentale dedicato allo studio approfondito di questo pericoloso parassita.
Il caso della Calabria si distingue come un modello esemplare di gestione delle specie invasive, grazie a un mix vincente di prevenzione, monitoraggio rigoroso, interventi tempestivi e ricerca scientifica d’eccellenza. La notizia arriva direttamente dal prestigioso Journal of Management of Biological Invasions, che ha pubblicato uno studio dettagliato firmato da Giovanni Federico, Franco Mutinelli, Peter Neumann e colleghi (2025), frutto di una collaborazione tra istituzioni italiane ed europee.

La sfida del piccolo ma dannoso coleottero

Aethina tumida, comunemente noto come “piccolo coleottero dell’alveare” , è un insetto originario dell’Africa sub-sahariana che, fin dal 1996, ha invaso tutti i continenti abitati causando gravi danni alle colonie di api mellifere. Il suo arrivo in Europa è avvenuto nel settembre 2014, quando è stato rilevato per la prima volta in Calabria, precisamente nella piana di Gioia Tauro, vicino a un porto internazionale. Da qui, il coleottero ha trovato terreno fertile per espandersi, raggiungendo anche la Sicilia poche settimane dopo.
Ma la risposta italiana non si è fatta attendere. Le autorità competenti hanno immediatamente attivato un piano di sorveglianza intensiva, compresa la distruzione degli apiari  infestati, l’istituzione di zone di protezione e sorveglianza e il monitoraggio costante attraverso nuclei sentinella. Oggi, a dieci anni di distanza, l’effetto delle attività poste in essere è chiaro: l’invasione è stata contenuta e il coleottero rimane confinato in un’area limitata della Calabria, senza ulteriori diffusioni. Si tratta di un “unicum” nella dinamica di diffusione del coleottero alloctono.

Un insettario per vincere la battaglia scientifica

Uno dei punti forti del piano di gestione è stato lo sviluppo di attività di ricerca sperimentale presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno di Reggio Calabria. Qui è stato costruito un insettario sperimentale con caratteristiche di biocontenimento, un ambiente controllato per studiare biologia e comportamento del coleottero e testare metodi diagnostici e  sistemi di controllo. L’insettario rappresenta oggi un centro nevralgico per comprendere meglio il nemico invisibile delle api e prepararsi a possibili emergenze future.
“L’obiettivo principale era capire come fermare la diffusione del coleottero e preservare il nostro patrimonio apistico”, spiega Franco Mutinelli, Direttore del Centro di Referenza Nazionale dell’Apicoltura (Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie) e coautore dello studio. “Grazie alla ricerca condotta anche nell’insettario di Reggio Calabria, siamo riusciti a individuare misure efficaci di contenimento e abbiamo dimostrato che, se agiamo in fretta e in modo coordinato, possiamo evitare che una specie invasiva diventi un problema irreversibile.”

Strategie innovative e collaborazione tra apicoltori e scienziati

Tra le strategie adottate, quelle più originali includono l’utilizzo di trappole specifiche e il posizionamento di nuclei sentinella lungo i confini delle aree infestate. Questi nuclei permettono di monitorare in tempo reale eventuali nuove incursioni del coleottero e di intervenire tempestivamente. Altrettanto determinante è stato il coinvolgimento degli apicoltori locali, che hanno ricevuto supporto finanziario e formativo per adottare pratiche di prevenzione e segnalare tempestivamente eventuali infestazioni. Nonostante le difficoltà iniziali legate alla burocrazia e alle compensazioni economiche, il rapporto tra scienza e territorio si è rivelato fondamentale per il successo dell’operazione.

Un modello replicabile per il futuro

Il caso italiano mostra che è possibile contenere o addirittura eradicare una specie invasiva, purché si intervenga rapidamente e si adottino misure mirate. Secondo gli autori dello studio, il modello calabrese potrebbe essere replicato in altre aree geografiche colpite da Aethina tumida o da altre specie aliene.“Questo risultato non solo protegge il nostro Paese, ma contribuisce a salvaguardare il sistema apistico europeo”, conclude Peter Neumann, Professore dell’Università di Berna e coautore dello studio. “La Calabria ha dimostrato che la ricerca scientifica e la collaborazione tra istituzioni e comunità locale possono fare la differenza.”

Verso un futuro sostenibile per l’apicoltura

Oggi, grazie al lavoro svolto negli ultimi dieci anni, l’Italia può guardare al futuro con maggiore sicurezza. Ma il rischio di nuove invasioni resta sempre in agguato, soprattutto in un contesto globale caratterizzato da cambiamenti climatici e crescenti movimenti di merci e persone. Per questo motivo, proseguire la ricerca, investire su infrastrutture come l’insettario di Reggio Calabria e mantenere alta la vigilanza è essenziale per tutelare il prezioso lavoro delle api e l’economia che ne deriva.
La Calabria, cuore pulsante dell’apicoltura meridionale, si conferma così non solo una regione vocata alla produzione di miele di qualità, ma anche un punto di riferimento mondiale nella lotta ai parassiti apistici.

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Il mistero delle mante mediterranee: 40 esemplari spiaggiati da inizio maggio. L’impegno dello IZSM per comprendere un fenomeno senza precedenti

Negli ultimi mesi, lungo le coste di Italia, Francia e Spagna, si è verificato un evento allarmante e senza precedenti: ben 40 esemplari di manta mediterranea (Mobula mobular ) , conosciuta anche come “diavolo di mare”, sono stati ritrovati spiaggiati o in difficoltà. Un fenomeno che desta grande preoccupazione non solo tra i ricercatori, ma anche tra tutti coloro che ogni giorno lavorano per la conservazione della biodiversità marina.
L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno (IZSM) è da tempo impegnato nell’analisi di questi eventi, grazie al lavoro qualificato del dott. Fabio Di Nocera , responsabile dell’Unità Operativa di Ittiopatologia. Il dottor Di Nocera ha effettuato numerose necropsie sugli esemplari spiaggiati, tra cui l’ultimo avvenuto a Mondragone (Caserta), raccogliendo campioni fondamentali per capire le possibili cause di questa moria anomala.
“Gli esami istologici, microbiologici e tossicologici sono in corso – spiega il dott. Di Nocera – e rappresentano una fase cruciale per individuare eventuali patologie, contaminazioni ambientali o altre variabili che possano spiegare questo fenomeno. Al momento non ci sono segni evidenti di interazione umana né ferite esterne. Lo stomaco dell’ultimo esemplare analizzato era completamente vuoto, elemento che potrebbe indicare uno stato di deperimento avanzato.”


La Mobula mobular è una specie protetta, classificata come vulnerabile dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), con una capacità riproduttiva molto bassa: le femmine partoriscono un solo cucciolo ogni anno circa. Questo la rende particolarmente fragile dal punto di vista ecologico e richiede un monitoraggio attento e una risposta scientifica coordinata.
Insieme ad altri partner europei, tra cui la Stazione Zoologica Anton Dohrn, ISPRA, CNR e università italiane, lo IZSM sta contribuendo alla creazione di un protocollo operativo per gli spiaggiamenti di elasmobranchi , finora assente. Questo strumento sarà essenziale per gestire in modo efficace e tempestivo futuri eventi simili.
“Il nostro ruolo – dichiara il Direttore Generale dell’IZSM, Antonio Limone – è quello di fornire risposte scientifiche solide e tempestive, soprattutto quando si tratta di fenomeni che riguardano la salute degli ecosistemi marini. Ringrazio pubblicamente il dottor Fabio Di Nocera e tutta la sua squadra per l’elevato livello di professionalità e dedizione dimostrato in un contesto così complesso. La collaborazione internazionale è oggi più che mai indispensabile per affrontare sfide globali come questa.”
Ai cittadini chiediamo invece di segnalare immediatamente eventuali spiaggiamenti alle autorità competenti, in particolare alla Guardia Costiera , evitando di intervenire autonomamente sull’animale. Ogni informazione raccolta potrà essere preziosa per far luce su questo enigma e proteggere una specie chiave del nostro mare.
Continueremo a tenervi aggiornati sui progressi delle indagini.
Perché la scienza non solo cerca risposte: costruisce futuro.
Fonte: Repubblica

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In Campania sonde intelligenti a mare per salvare gli allevamenti di cozze: invenzione dell’Istituto Zooprofilattico

Parte il progetto dell’Acquacoltura di precisione dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno per gli allevamenti di mitili della Campania.

Fonte: fanpage.it

Nel mare della Campania arrivano le sonde intelligenti per salvare gli allevamenti dei mitili locali, come cozze e vongole. Si tratta dei pregiati “frutti di mare” allevati lungo le coste campane, alla base di famosi piatti della cucina napoletana, come gli spaghetti o l’impepata di cozze, sauté e quant’altro. Il progetto dell'”Acquacoltura di precisione 4.0″ è stato realizzato dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno (IZSM) con il supporto della Regione Campania attraverso il Programma Operativo FEAMP 2014-2020. Il risultato sono le nuove sonde di ultimissima generazione, dotate di sensori in grado di monitorare tutti i parametri utili agli allevatori, ma anche al controllo ufficiale dell’Asl.

Il progetto innovativo “Acquacoltura di precisione” unisce tecnologia avanzata, sostenibilità ambientale e gestione intelligente delle risorse marine. L’iniziativa, portata avanti dalla U.O.S. Ittiopatologia dell’IZSM, diretta dal dottor Fabio Di Nocera, vede il costante impegno del dottor Gianluigi Paduano e di tutto lo staff tecnico-scientifico nell’applicazione di strumenti tecnologici per migliorare la gestione degli allevamenti ittici, specialmente quelli dedicati alla mitilicoltura, come l’allevamento di cozze.

Come funziona l’acquacoltura di precisione 4.0
Il progetto si basa su un concetto ormai diffuso anche nell’agricoltura e nella zootecnia: l’utilizzo di grandi quantità di dati raccolti in tempo reale per prendere decisioni più precise, rapide ed efficaci. In questo caso, sonde multiparametriche installate nelle aree marine monitorano costantemente parametri chimico-fisici come temperatura, salinità, ossigeno disciolto e presenza di eventuali inquinanti, a diverse profondità. Questi dati vengono incrociati con le informazioni gestionali degli allevamenti (come la densità degli animali o le operazioni di raccolta) per fornire agli operatori un quadro completo e aggiornato sulle condizioni dell’ambiente marino e sulla salute delle specie allevate.

Esterina De Carlo, direttore sanitario dell’IZSM, sottolinea il valore scientifico e pratico dell’iniziativa:

“Quanto stiamo sperimentando, con il supporto della Regione Campania, avvalora un principio in cui abbiamo sempre creduto, ossia la scienza applicata che spesso sfocia anche nella formulazione e diffusione di strumenti tecnologici di uso quotidiano a sostegno dell’economia territoriale. È un classico esempio di ricerca a servizio delle imprese.”
Le sonde multi-parametriche riducono la mortalità delle cozze
Ma il vero obiettivo del progetto non è solo migliorare la produttività: è creare un modello sostenibile e riproducibile, capace di essere adottato da altri allevamenti e settori agricoli della regione. Grazie all’uso dei GIS, infatti, è possibile tracciare mappe di rischio, anticipare eventi critici come fioriture algali o aumenti improvvisi di mortalità e attivare interventi tempestivi.

Un esempio pratico? Se si registra un calo improvviso dell’ossigeno disciolto in acqua, il sistema avvisa immediatamente l’allevatore, permettendogli di intervenire prima che si verifichino danni alle colture. Non solo: i dati raccolti sono utilizzabili anche per analisi epidemiologiche e per valutare l’impatto ambientale delle attività produttive.

Una sonda dell’IZSM

La realizzazione del progetto ha visto la collaborazione di diverse aziende che hanno fornito il supporto tecnologico per la gestione delle sonde e per l’installazione e manutenzione subacquea. Fondamentale è stato anche il coinvolgimento diretto dei produttori, attraverso il Consorzio Produzione Molluschi Regione Campania e il Consorzio Mytilus Campaniae, che hanno partecipato attivamente alla sperimentazione.

“I primi risultati – spiega l’IZSM – confermano le aspettative: i dati raccolti stanno già aiutando gli allevatori a prendere decisioni più informate, ottimizzando la gestione quotidiana e migliorando la qualità del prodotto finale. Ma soprattutto, il progetto dimostra che è possibile conciliare crescita economica e tutela ambientale , un binomio sempre più cruciale per il futuro del settore ittico. Con questa iniziativa, la Campania si posiziona all’avanguardia in Italia nell’applicazione di tecnologie 4.0 al mare, aprendo la strada a nuove opportunità per il comparto agroalimentare regionale e ponendo le basi per un’acquacoltura davvero sostenibile.

 

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Stati Generali dell’Ambiente in Campania: il Presidente De Luca elogia il progetto SPES dell’IZSM come modello di eccellenza scientifica

Nel corso degli Stati Generali dell’Ambiente tenutisi ieri, il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ha sottolineato l’importanza del progetto SPES (Studio di Esposizione nella Popolazione Suscettibile), realizzato in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno (IZSM), definendolo “un lavoro straordinario di cui essere assolutamente orgogliosi” .

Il progetto SPES rappresenta un’indagine epidemiologica di vasta portata, avviata per monitorare l’esposizione ai contaminanti ambientali e i rischi per la salute pubblica. L’IZSM si conferma un riferimento scientifico di primo piano nella tutela della salute pubblica e della sicurezza alimentare, grazie a studi avanzati e rigorosi che contribuiscono alla protezione dei cittadini e alla valorizzazione dell’agroalimentare campano nel mondo .

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Incendio al CIS di Nola: l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno attiva il sistema “Smoke Tracer” per monitorare la dispersione dei fumi

Da mercoledì 28 maggio è in corso un vasto incendio che ha coinvolto un deposito di materiale misto all’interno del Centro Ingrosso Sviluppo (CIS) di Nola, nel napoletano. L’evento ha generato una nube visibile a grande distanza, destando comprensibili preoccupazioni tra i cittadini e le autorità locali per i potenziali rischi ambientali e sanitari.

A fronte dell’emergenza, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno (IZSM) è intervenuto tempestivamente attivando Smoke Tracer, un avanzato sistema modellistico per la previsione della dispersione dei fumi da incendio, sviluppato in collaborazione con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie dell’Università Parthenope e con il Settore Veterinario della Regione Campania.

Smoke Tracer, basato su tecnologie di High-Performance Computing (HPC), ha prodotto una cartografia ad alta risoluzione della nube, stimando la dispersione dei fumi in un intervallo di quasi 30 ore, fino alla mezzanotte di oggi, giovedì 29 maggio. I risultati del modello sono stati condivisi con ARPAC per la gestione e il posizionamento strategico delle centraline mobili di monitoraggio ambientale.

“In situazioni come questa – ha dichiarato il Direttore Generale dell’IZSM, Antonio Limone – è fondamentale un approccio scientifico, rapido e condiviso. Il modello Smoke Tracer ci consente di fornire alle autorità una base concreta per valutare l’impatto sanitario e ambientale dell’incendio. La collaborazione tra istituzioni e la condivisione dei dati sono strumenti essenziali per attuare davvero il principio di One Health, che lega la salute dell’ambiente, degli animali e dell’uomo.”

L’attività di sorveglianza e modellazione continuerà anche nelle prossime ore, in sinergia con gli enti preposti al monitoraggio ambientale, con l’obiettivo di proteggere la salute pubblica e orientare le decisioni operative sul territorio.

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Fattorie Aperte 10 Maggio 2025

XVI ediz. FATTORIE APERTE

Sabato 10 maggio 2025

9:30-13:30 / 14:30-18:30

Ingresso gratuito

Una giornata immersiva nel cuore della natura e della scienza!

Quest’anno l’evento sarà seguito anche in diretta da Radio Punto Nuovo.  

Percorsi ludico-didattici, attività per conoscere la ricerca scientifica, il ciclo degli alimenti, la vita animale e vegetale, la sicurezza alimentare dalla terra alla tavola.

Spettacolo di falconeria, show cooking, teatrino dei burattini, apiario didattico, percorsi di lettura e laboratori della cera e della pizza, promozione delle eccellenze campane, esposizione di galline ornamentali, workshop esperienziali dedicati a tutta la famiglia.

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L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno tra i vincitori del bando europeo EUBA-EFSA-2024-NIF-01

COMUNICATO STAMPA

Guiderà il gruppo di esperti sulla caratterizzazione biologica dei Novel Food nel consorzio a guida CREA-AN

Napoli, 5 maggio 2025 – L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno (IZSM) è tra i vincitori del prestigioso bando europeo EUBA-EFSA-2024-NIF-01, promosso dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), nell’ambito del programma “National Institutions Focal Points” dedicato alla valutazione del rischio di nuovi alimenti e fonti nutrizionali nell’Unione Europea.
L’IZSM ricoprirà un ruolo strategico come capofila del gruppo di esperti dedicato alla “Biological Product Characterization”, contribuendo in modo significativo alla valutazione scientifica e alla gestione del rischio connesso ai novel food – alimenti innovativi sempre più presenti nel mercato europeo.
Il progetto è coordinato a livello consortile dal CREA-AN – Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria – Centro di Ricerca Alimenti e Nutrizione, con sede a Roma. Il consorzio riunisce alcune delle eccellenze italiane nel campo della sicurezza alimentare, della nutrizione e della valutazione scientifica, con l’obiettivo di fornire supporto qualificato all’EFSA attraverso una rete nazionale integrata di competenze.
“Siamo orgogliosi di essere parte attiva di questo progetto europeo così rilevante per il futuro della sicurezza alimentare e della salute pubblica – dichiara il Direttore Generale dell’IZSM, Dott. Antonio Limone. La caratterizzazione biologica dei novel food è un nodo cruciale nella tutela della salute del consumatore e l’IZSM è pronto a mettere a disposizione il proprio know-how scientifico e tecnologico in questo ambito”.
Il gruppo dell’IZSM lavorerà in stretta collaborazione con gli altri partner per produrre analisi avanzate di dati biologici, microbiologici e molecolari, volte a garantire l’efficacia delle strategie europee per l’approvazione, la sorveglianza e la comunicazione del rischio dei nuovi alimenti immessi sul mercato.
Il settore alimentare è in continua evoluzione: le aziende sono costantemente impegnate a immettere sul mercato nuovi alimenti, generando nuove aspettative nei consumatori. Siamo pienamente consapevoli che l’unico modo per garantire la sicurezza di questi prodotti innovativi è attraverso una valutazione indipendente e rigorosa. Per questo motivo, io e la dott.ssa Borriello — entrambe parte del team ‘Biological Product Characterization’ — siamo orgogliose di poter offrire il nostro contributo in questo ambito così strategico”, dichiara la Dott.ssa Yolande Proroga, dirigente dell’IZSM e coordinatore del gruppo.
Questo riconoscimento conferma l’IZSM come punto di riferimento scientifico non solo nel settore della sanità animale, ma anche in quello della sicurezza alimentare integrata, rafforzando il legame tra salute umana, animale e ambientale secondo l’approccio One Health promosso a livello internazionale.
Un’opportunità concreta anche per i consumatori, che grazie a questi studi potranno contare su valutazioni più trasparenti, rigorose e basate su evidenze scientifiche dei nuovi alimenti immessi sul mercato. Questo significa maggiore tutela della salute, ma anche maggiore consapevolezza e fiducia nelle scelte alimentari quotidiane, in un panorama in continua evoluzione dove innovazione e sicurezza devono procedere di pari passo.

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Safe2Eat

La campagna #Safe2EatEU intende aiutarti ad approfondire le conoscenze in fatto di sicurezza degli alimenti in Europa e a scegliere consapevolmente gli alimenti da comprare, consumare e gustare in modo sano e sicuro ogni giorno.

Quest’anno il focus sarà sui: focolai a trasmissione alimentare attribuibili ad alimenti di origine vegetale detti anche “ANOA” e sugli additivi alimentari:

  • Nel 2024 la campagna ha coinvolto oltre 50 milioni di europei
  • La nuova edizione estesa a 23 paesi, 4 in più dello scorso anno
  • EFSA ha lanciato la campagna in Europa il 10 aprile 2025 – Sulla scia del successo ottenuto nei quattro anni precedenti, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e il Ministero della Salute lanciano la campagna di comunicazione Safe2Eat con l’obiettivo di far crescere la fiducia dei consumatori sulla sicurezza alimentare nell’ambito dell’UE. La campagna ha l’obiettivo di informare e sensibilizzare i cittadini italiani, per promuovere la loro capacità di prendere decisioni informate relative alle scelte alimentari di ogni giorno aumentando la loro consapevolezza su ciò che avviene nelle fasi di preparazione e conservazione dei cibi evidenziando il ruolo fondamentale della scienza e delle direttive formulate dagli esperti dell’EFSA, grazie alle quali il cibo sulle nostre tavole è controllato e sicuro.

    La campagna, che durerà fino a metà novembre, offrirà un ampio ventaglio di iniziative della a livello europeo e nazionale nell’arco dell’anno. I consumatori sono invitati a visitare il sito web ufficiale della campagna, prendendo visione dei materiali didattici e interagendo con i contenuti della campagna sui social media utilizzando l’hashtag #Safe2EatEU.

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Fattorie Aperte 10 Maggio 2025

XVI ediz. FATTORIE APERTE

Sabato 10 maggio 2025

9:30-13:30 / 14:30-18:30

Ingresso gratuito

Una giornata immersiva nel cuore della natura e della scienza!

Quest’anno l’evento sarà seguito anche in diretta da Radio Punto Nuovo.

Percorsi ludico-didattici, attività per conoscere la ricerca scientifica, il ciclo degli alimenti, la vita animale e vegetale, la sicurezza alimentare dalla terra alla tavola.

Spettacolo di falconeria, show cooking, teatrino dei burattini, apiario didattico, percorsi di lettura e laboratori della cera e della pizza, promozione delle eccellenze campane, esposizione di galline ornamentali, workshop esperienziali dedicati a tutta la famiglia.